E’ in libreria il libro su Sacco e Vanzetti "Gridatelo dai tetti, autobiografia e lettere di Bartolomeo Vanzetti" curato da Alberto Gedda con la presentazione di Davide Lajolo ed edito da Fusta Editore.
Si tratta della riedizione, aggiornata nel testo, ampliata nella documentazione fotografica e con diversa copertina del volume "Bartolomeo Vanzetti: autobiografia e lettere inedite", pibblicato all’editore Vallecchi nel 1977 in occasione dei 50 anni dalla morte dei due italiani immigrati.
Il titolo dell’edizione attuale è tratto da un brano della lettera che Bartolomeo Vanzetti scrisse al padre, il 1 ottobre 1920 per annunciargli la prima condanna subita in seguito all’arresto, avvenuto il 5 maggio, quale imputato con Nicola Sacco della rapina al calzaturificio "Slater and Morril" di Boston. In quella lettera (dalla quale Joan Baez ha tratto la famosa ballata per il film di Montaldo del 1971), Vanzetti scrive: "Non tenete celato il mio arresto. No, non tacete, io sono innocente e voi non dovete vergognarvi. Non tacete ma gridatelo dai tetti, del delitto che si trama al mio danno...No, non tacete che il silenzio sarebbe vergogna".
L’innocenza di Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco (entrambi giustiziati sulla sedia elettrica) sarà ufficialmente riconosciuta soltanto nel 1977 dal governatore del Massachussets Michael Dukakis.
Alberto Gedda, Gridatelo dai tetti: autobiografia e lettere di Bartolomeo Vanzetti, Fusta editore
Il Film: Sacco e Vanzetti, Italia 1970, colore, 111’, di Giuliano Montaldo.
Con Gian Maria Volontè, Riccardo Cucciolla , Rosanna Fratello, Cyril Cusack, Milo O’Shea, Marisa Fabbri, Sergio Fantoni.
La storia del calzolaio Nicola Sacco e del pescivendolo Bartolomeo Vanzetti, immigrati nel USA , a Boston, e anarchici, furono incriminati per rapina e omicidio, condannati a morte innocenti nel 1921. Le domande di riapertura del processo vengono respinte, e i due vengono giustiziati il 23 agosto del 1927.
I due anarchici italiani rivivono sullo schermo nella commossa e comovente interpretazione di R. Cucciolla (premiato a Cannes nel 1971) e G. M. Volontè . Dopo aver interpretato N. Sacco a teatro (1960-1961) nell’omonimo dramma di Mono Rolli e Luigi Vincenzoni, Volontè fa la parte di B. Vanzetti.
Joan Baez, con Ennio Morricone, ha composto espressamente per il film le due canzoni "Here’s to you" e "The ballad of Sacco e Vanzetti" (Disco RCA).
Montaldo (autore della sceneggiatura insieme a Fabrizio Onofri e Mino Rolli) sposa la tesi del delitto di Stato, e gira un melodramma edificante e pieno di indignazione: nobile nelle intenzioni, meno incisivo dal punto di vista del linguaggio filmico. Nell’edizione che circola in cassetta e che si vede in TV, manca la battuta finale di Vanzetti prima di sedersi sulla sedia elettrica ("Viava l’anarchia") tagliata nella colonna sonora dal produttore per "favorire" la vendita alla Rai, ma non nell’immagine che con un po’ di fatica si può decifrare dal movimento labbiale di Volontè. (Dizionario dei Film, a cura di Paolo Mereghetti, ed. Tascabili Baldini & Castoldi)
Articolo tratto dal Corriere di Saluzzo del 24 giugno 2005, scritto da Kizi Blengino
PRESENTATO IL LIBRO DI GEDDA
Una Lezione senpre di attualità
"E’ storia locale la vicenda legata alla tragica fine di Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco, ma è un tassello del nostro passato che richiama alla memoria temi di grande attualità." Con queste parole ha esordito Marcello Garino del "Comitato Sacco & Vanzetti" alla presentazione del nuovo libro del giornalista saluzzese Alberto Gedda, "Gridatelo dai tetti: autobiografia e lettere di Bartolomeo Vanzetti", pubblicato da Fusta Editore. L’incontro, che si è svolto nella serata di giovedì 16 giugno presso il Caffè del Borgo in via Salita al Castello, è stato moderato dal giornalista Beppe Ghisolfi con gli interventi di Gedda e Garino.
Profondo conoscitore del personaggio, l’autore è al suo secondo appuntamento con la biografia del nostro quasi concittadino, Vanzetti era di Villafalletto.
"Dalle lettere ai familiari emerge l’uomo, la personalità, il carattere, mentre è nell’autobiografia scritta in carcere che Vanzetti si schiera politicamente." - ha spiegato Gedda. Dopo l’esperienza di socialista a Torino, poco più che adolescente e ancora sconvolto dalla prematura scomparsa della madre, Bartolomeo Vanzetti emigrò negli Stati Uniti ripercorrendo, così, la strada che già suo padre aveva intrapreso, nella speranza di una vita migliore. Ma la situazione nordamericana deluse le sue aspettative: un periodo di forti tensioni sociali e, soprattutto, l’odio etnico verso gli immigrati italiani, lo condussero sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927. Morì nel carcere di Charlestown, in Massachussetts, insieme con il conpagno Nicola Sacco di origini pugliesi. Catturati dalla polizia il 5 ottobre1920, su un autobus nei sobborghi di Boston, erano imputati di rapina e omicidio ai danni di due portavalori del calzaturificio Rice & Hutchins. Nonostante le numerose testimonianze che provavano la loro assoluta estraneità ai fatti, tant’è che venne anche scoperto il vero autore del furto, furono condannati per un fatto politico e razziale. Colpevoli di diffondere nuove idee come l’uguaglianza tra i popoli e i diritti sociali, Sacco e Vanzetti, in quanto anrchici, erano diventati i capri espiatori di un’America che voleva apparire, a livello mondiale, uno stato forte e autoritario. Solo 50 anni più tardi, cioè nel 1977, i due italiani sono stati riabilitati dal governo del Massachussetts che ha messo in dubbio la correttezza del processo, ammettendo il clamoroso errore nel giudicare Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
La vicenda ha sempre suscitato reazioni di profondo sdegno nell’opinione pubblica mondiale, lasciando aperto il dibattito sulla legittimità della pena di morte, le discriminazioni politiche e razziali. L’incontro, organizzato dalle associazioni Broderie e Spazio Arte, si è concluso con l’inedita rirpoposizionne dei canti anarchici svizzeri, con l’accompagnamento alla chitarra di Franco Bongiovanni e la partecipazione nel coro del vicesindaco Valerio dell’Anna.